15/06/25, 10:58
Clima e pallone, la battaglia dei calciatori: “La FIFA smetta di sponsorizzare i combustibili fossili”
«Senza aria pulita, senza campi sicuri, non si gioca»: la denuncia degli atleti contro la FIFA e il legame con i combustibili fossili in vista del Mondiale

C'è chi il pallone lo ama davvero. Così tanto da alzare la voce quando questo amore rischia di essere travolto dal fumo nero del petrolio. David Wheeler non è solo un calciatore professionista, è diventato anche il volto di una battaglia civile che chiama in causa la FIFA e i suoi silenzi. Con lui, oltre 130 atleti – tra cui le calciatrici Sofie Junge Pedersen e Katie Rood – che hanno firmato un appello preciso: basta con le sponsorizzazioni da parte delle grandi compagnie dei combustibili fossili.
Una lettera che fa rumore
La miccia è esplosa in vista del prossimo Mondiale per Club, in programma negli Stati Uniti, dove il caldo estremo sta già mettendo in ginocchio intere comunità. I firmatari puntano il dito contro un nome: Aramco, gigante del petrolio saudita e nuovo sponsor della FIFA sotto la reggenza di Gianni Infantino. “Inaccettabile”, scrivono. Perché il legame tra il calcio e i grandi inquinatori, in piena emergenza climatica, rischia di diventare più che una contraddizione: un tradimento.
Gli atleti in prima linea
Alla COP in Azerbaigian, il messaggio è stato chiaro. Lo hanno ribadito olimpionici come Eroni Leilua (vela), Pragnya Mohan (triathlon) e David Rudisha (atletica): il cambiamento climatico non è un'astrazione. È una condizione che si tocca con mano. Gli atleti ne subiscono gli effetti: campi allagati, torride ondate di calore, aria irrespirabile. Condizioni che mettono a rischio non solo la performance, ma la salute stessa degli sportivi. E del gioco.
FIFA, ora tocca a te
“La FIFA si è impegnata a ridurre del 50% le emissioni entro il 2030”, ricordano Wheeler e colleghi. Ma a parole. Perché i fatti raccontano altro: Coppe del Mondo allargate, viaggi intercontinentali moltiplicati, calendari saturi che logorano i giocatori e peggiorano l’impatto ambientale. FIFPRO, il sindacato dei calciatori, ha già lanciato l’allarme per la salute fisica e mentale degli atleti. Serve una svolta netta: tornei più regionali, stagioni meno affollate, scelte più sostenibili.
Il precedente del tabacco
L’esempio esiste già. Il mondo ha bandito la pubblicità del tabacco per tutelare la salute pubblica. Ora, dicono i firmatari della lettera, è tempo di fare lo stesso con i combustibili fossili. Perché il calcio, che unisce miliardi di persone, ha una responsabilità enorme. A partire da chi lo guida. “Non possiamo più giocare – è la sintesi amara – se il campo è allagato o l’aria è irrespirabile”. Né possiamo farlo con lo stemma di un petrolifero stampato sul petto.